una mise en espace
 
Lilli Heiner è un testo e un caso esemplare.

Ci è subito piaciuto ad una prima lettura

perché è un resoconto ardente di una mutazione sessuale.

E’ il flusso di un corpo- voce (anche se i personaggi sono tre)

che testimonia maniacalmente e con precisione

ciò che accade non solo al corpo ma alla mente e agli stessi sogni

quando da donna si diventa uomo.

Lilli sta crescendo come una ragazza in un triplice mondo murata

il sistema politico della DDR, la stretta supervisione di un collegio di sport

e la madre iperprotettiva.

Sotto l'influenza di ormoni maschili,

che sono stati prescritti per i giovani atleti della "Sport Medical Service",

si trasforma in un uomo (Heiner) e combatte per il suo diritto ad una vita indipendente

e  ad una nuova identità sessuale. 

Venticinque anni dopo la caduta del muro di Berlino, la giovane francese Lucie Depauw

mostra una spietata analisi dell’ abuso di potere nella DDR

e insieme  descrive il rapporto ambivalente tra madre e figlia.

Si sapeva che il doping nell’ex Ddr (Repubblica democratica tedesca) aveva creato dei “mostri”.

Donne che avevano improvvisamente “cambiato sesso”,

atleti-uomini che sottoponendosi come “cavie” ai test farmaceutici del laboratorio di Lipsia ,

avevano contratto tutti i tipi di patologie a cominciare dai tumori al pancreas, al fegato e le leucemie.

Un atleta donna dunque, gli steroidi anabolizzanti, una società sportiva,

il vecchio antagonismo tra Germania dell’est e Germania dell’ovest

fanno dunque da sfondo a questo  resoconto sulla perdita d’identità. 

Gli incontri che Lilli Heiner farà in questo suo percorso iniziatico sono altrettanto voci di un destino tragico .

Siamo già gli alieni di domani, il futuro è un crollo o una protesi dall’interno del nostro organismo.

Molti di loro hanno avuto momenti di gloria e medaglie,

grazie a quegli “aiutini scientifici”, ma una volta usciti di scena, sono andati incontro a delle morti precoci.

Sono le vittime del doping, le “morti bianche dello sport”.

A rivelare questa ecatombe di “malati psichici dello sport” è stata Ines Geipel,

presidente dell’associazione che fornisce assistenza alle vittime del doping di Stato nell’ex Germania Est.

Abbiamo scelto di far risuonare la musica del testo della Depauw  come un lucido resoconto sul bordo di un precipizio.

Un precipizio che dà vertigine.

Un solo corpo in scena, quello di Paola, una voce monologante che si triplica,

muta, dà vita a Lilli, ad Heiner e alla madre, protagonisti principali della vicenda. 

Lilli lotta e resiste allo stesso tempo ma cade nella bocca di un falso sogno di grandezza,

una disumanizzazione che nel secolo xx ci ha inghiottiti tutti quanti.